2019, teste in marmo liquido galvanizzato e libro d’artista, dimensione variabile, Do ut do 2018

L’opera è composta da un leporello su carta nera su cui sono disegnati in bianco alcune specie di uccelli migranti che si spostano dall’Africa all’Europa. Metafora di uno spostamento, di una migrazione spontanea determinata da esigenza fisiche, ambientali e sociali. La migrazione intesa come necessità sopravvivenza ma anche come abbattimento di confini sociali ed economici.
I disegni sono “presidiati” ai due lati opposti da due teste di marmo un uomo ed una donna, una riproposizione di un nucleo familiare che ipoteticamente osserva e riflette proprio su questa tematica senza tempo, sullo spazio e sul termine di confine che spesso la politica decide di usare in maniera demagogica e non maniera costruttiva.
L’installazione è stata realizzata con il supporto di Do ut do.

Profilo Artista

Fabrizio Cotognini è nato a Macerata nel 1983, vive e lavora a Civitanova Marche.

Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Macerata in Pittura e Scultura nel 2009, ha partecipato a numerose mostre.

Caratterizzato da un costante rimando all’antico rivisitato in chiave contemporanea e dall’utilizzo privilegiato del disegno, elemento cardine di una ricerca che si avvale anche delle possibilità dei nuovi media, il lavoro di Fabrizio Cotognini cattura al suo interno varie declinazioni dell’orizzonte archeologico e storico-artistico. Il tempo, la memoria e la storia sono, nella sua ricerca, figure maestose, capovolte, stravolte o incurvate in un apparato scenico teso a sospenderne la stabilità .
Si tratta di un discorso in cui la parola sposa l’immagine in un serrato dialogo fra segno, disegno e scrittura che si fa luogo di contemplazione e, nel contempo, di concentrazione riflessiva. Ma anche apparente – e soltanto apparente – nota a margine che ricorda le intime delizie di un libro antico. Finanche di una miniatura tardogotica o di un raro decoro che lascia intravedere la scrupolosa cura per ogni singolo particolare.