How far should I go to explode?, Lucia Cristiani, 2020

Carrozzeria Opel Ascona pressata a seguito di How far should I go to explode? Act 2
90x70x90 cm
2020

La carrozzeria dell’Opel Ascona pressata dal demolitore a seguito della sua esplosione è l’ultimo stato che la macchina assume a seguito di una serie di mutamenti e trasformazioni.

Il progetto “How far should I go to explode?” è  diviso in Atti. Ciascun Atto necessita un suo tempo e un suo spazio differente. L’opera invita a riflettere sul significato del viaggio  e su come lo spostamento, nel tempo e nello spazio, modifichi la percezione di noi stessi e del paesaggio che ci circonda.

“How far should I go to explode?” nasce da una riflessione sulla necessità di tale spostamento, come ricerca di nuovi scenari e di un nuovo sguardo sulla realtà. La protagonista di questo viaggio è un’automobile Opel Ascona del 1985, che nel 2017 ha attraversato mezzo mondo, guidata da quattro amici a me molto cari per quasi 20.000 km direzione est.
Ho seguito da vicino questo viaggio e quanto quest’ultimo abbia significato per coloro che lo hanno compiuto.
Questa esperienza è stata totalizzante, ha fatto sì che fossero messe in campo le energie dei suoi protagonisti, fino all’ultimo chilometro. L’Opel Ascona diviene cosi il contenitore di tutti i vissuti e i pensieri che hanno avuto luogo in quelle settimane di viaggio no-stop.
Un piccolo abitacolo stracolmo di storie e di quella energia potente che scaturisce dalle esperienze intense e fondanti di ciascuno e che se non trova una ricollocazione (una volta terminata l’esperienza che l’ha fatta scaturire) non fa sentire più nulla. Niente pare essere più abbastanza.

“How far should I go to explode?” nasce da questo viaggio fra Europa e Asia, dai racconti, dai mutamenti  di  sguardo, dalla necessità di trovare una conclusione a questa storia, una conclusione inclusiva e all’altezza dell’Ascona.

L’Atto 2  nasce dalla necessità di dare una conclusione all’esperienza intensa di cui l’Opel Ascona simbolicamente racchiude l’energia e il ricordo.

Com’è possibile dare sfogo alla compressione, al  troppo vissuto, per ritrovare spazio e tempo, una volta che questi sono esauriti?

Ogni esperienza necessita una conclusione, per potersi sedimentare e lasciare posto a  qualcosa di nuovo: una liberazione di energia, prodotta  dalla frizione e poi combustione di questa materia che l’auto ha trasportato fino a qui. Questa energia che divampa, si impossessa della macchina e permette a questo viaggio di trovare la propria conclusione e dona a noi spazio  per poter ripartire.

Quanto lontano mi devo spingere per vivere un nuovo inizio?

Lucia-Cristiani_how-far-should-I-go-to-explode_atto2

Profilo Artista

Lucia Cristiani nasce a Milano nel 1991, vive e lavora tra Milano e Sarajevo. Artista visiva, ha conseguito la laurea triennale in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera e la laurea specialistica in Arti Visive presso la medesima Accademia. La sua ricerca artistica nasce dal rapporto con il paesaggio come materia d’indagine, come punto di osservazione della realtà per entrarci in contatto. Ha esposto il suo lavoro presso numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero fra cui si segnalano le mostre personali: Temporary North Star, a cura di Gabriele Tosi e Fabio Farnè, Localedue, Bologna (2020); How far should I go to explode? (Act 1 and Act 2), House of Displacement, a cura di CampoBase, promosso da Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e con il supporto di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, Torino (2019); Hyper-faded Ordinary Life. Lucia Cristiani e Simone Monsi, a cura di Carlo Sala presso Tra, Treviso Ricerca Arte, Ca’ dei Ricchi, Treviso (2018); This will fix you, a cura di Gloria Paolin, presso t-space, Milano (2016). Lucia Cristiani è inoltre l’artista vincitrice del premio LEVEL 0- ArtVerona 2017 per GAM, Galleria Arte Moderna Achille Forti, Verona e nel 2018 presso il medesimo museo ha realizzato la sua mostra
personale con l’opera The Grace of Maybe. Cristiani ha inoltre esposto il suo lavoro in diverse mostre collettive nazionali ed internazionali fra cui; Macina a cura di TreTre presso Viafarini.Work,Milano (2021); Pelle d’oca presso The Address Gallery, Brescia (2021); L’amor che move il sole e l’altre stelle, a cura di Massimiliano Finazzer Flory, Citylife, Milano (2021); L’aureola delle cose, sentire l’habitat, a cura di Guido Molinari, Pinacoteca Nazionale di Bologna (2020); Total Recall, a cura di Rossella Farinotti presso Galleria Bianconi, Milano (2020); To Make Something of Myself, DAS, a cura di Rossella Farinotti, Milano (2019); Immersione Libera a cura di Giovanni Paolin in collaborazione con Galleria Continua e con Bagni Misteriosi di Milano (2019); International Pilot Film Festival #1° cura di Matthieu Reijnoudt e Koen Kievits, Arnhem (2018); VideoSalon presso Duplex 100 m2 Gallery, a cura di Pierre Courtin, Sarajevo (2016). Cristiani è stata selezionata per diverse residenze e workshop fra cui si segnala: la residenza Bocs Art, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, Cosenza (2018); ArteVisione, a cura di Careof e Sky Arte, visiting Professor Omer Fast, Milano (2017); Academy Awards, Viafarini, Milano (2016). Lucia Cristiani è inoltre l’artista vincitrice del premio LEVEL 0- ArtVerona 2017 per GAM, Galleria Arte Moderna Achille Forti, Verona e nel 2018 presso il medesimo museo ha realizzato la sua mostra personale con l’opera The Grace of Maybe.